La "buona letteratura" dei nostri giorni


martedì 9 novembre 2010

Rubicon e il “punto di non ritorno”

Rubicon: un thriller cospirativo ispirato ai film anni 70 come i Tre giorni del condor e Tutti gli uomini del presidente. Devo dire che stranamente l’attrazione di questa serie è stata subito intensa, tanto da sfidare la prima puntata in lingua originale.

Ambientata a New York, anche se non si direbbe, la serie sembra un prodotto inglese. I colori, la fotografia e la “velocità di azione” non ricordano prodotti americani, e non ricordano la New York conosciuta, riusciamo a coglierla solo attraverso qualche fugace fotogramma.
Il titolo della serie, come dichiarato dall’executive producer Bromell fa riferimento al fiume Rubicone, quello che nel 49 a.c. fu attraversato da Giulio Cesare al ritorno dalla Gallia, dando cosi inizio alla guerra civile romana.
Il creatore J. Horwitch ha lasciato la serie dopo la realizzazione dell’episodio pilota a causa di divergenze creative con Bromell.
La serie è incentrata su un analista di un Think tank governativo (un organismo, un istituto,tendenzialmente indipendente dalle forze politiche, che si occupa di analisi delle politiche sociali), Will Travers scopre, a partire da strane coincidenze contenute in alcuni cruciverba, l'esistenza di una cospirazione ordita da una società segreta, che ha l'obiettivo di manipolare eventi mondiali.
Ci si presenta una trama complessa e fitta di enigmi. Alea iacta est, il dado è tratto, così vuole la tradizione.


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